Galium aparine

l'Attaccaveste

Datamercoledì 15 aprile 2020

L’Aparine

Galium aparine

L’attaccaveste

E’ un erba molto ordinata e precisa nella sua morfologia, mentre non si può dire altrettanto della sua modalità di crescita, perché non avendo un fusto rigido, cresce, o meglio si allunga appoggiandosi ad altre erbe ed arbusti e spesso aggrovigliandosi con altri rami della stessa pianta formando un’intricata rete. Forse proprio osservando questa caratteristica fin dall’antichità i suoi fusti così ingarbugliati venivano usati come setaccio per il latte appena munto, per separarne i peli della mucca. Ed è questa un po' la funzione che svolge nel nostro corpo: setaccia e filtra, trattenendo nella sua intricata rete quello che non ci serve ed aiutandoci ad eliminarlo. In contrasto con tutto questo ammasso di fusti sta il preciso ordine simmetrico della struttura della pianta: a intervalli regolari lungo i fusti stanno le foglie disposte a formare precise raggere; le cime fiorali sono ordinate all’ascella delle foglie, i frutti precisi, uniti a due a due. Ma vediamola meglio: è’ un ‘erba strisciante o ascendente, che spesso si appoggia ad altre piante; ha fusti angolosi lunghi (e non alti!) fino a 2 metri, che si attaccano ad altre erbe, agli animali di passaggio e a chi li tocca grazie alla presenza di peli uncinati; i fusti sono turgidi di acqua contenuta all’interno dei tessuti conduttori. A livello dei nodi si inseriscono a verticillo (a raggiera) le foglioline, in numero di 6-9, lanceolate e spinulose lungo il margine. I fiori formano cime bipare all’ascella delle foglie, ed hanno piccole corolle bianco-verdastre, formate da 4 petali disposti a croce. I frutti sono due acheni uniti, coperti di setole uncinate, in maniera da attaccarsi al vello di animali o ai nostri calzettoni (!), per essere passivamente trasportati lontano dalla pianta madre e raggiungere nuovi spazi da colonizzare. Il genere Galium (a cui appartengono diverse specie, tutte con la stessa struttura a verticillo) appartiene alla famiglia delle Rubiacee (famiglia famosa perché tra i vari generi annovera anche il Caffè). Il nome del Genere deriva da Caglio, perché grazie alla presenza dell’enzima fitochinasi favorisce la coagulazione del latte e per questo, venivano impiegate per cagliare il latte (in greco Gala): in particolare il vero Caglio usato fin dai Romani, è Gallium verum , cioè proprio, il vero Caglio.

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L’Aparine cresce in tutt’Italia, comune negli ambienti ruderali, attorno alle fattorie, lungo le strade di campagna, nei fossati ai bordi dei campi coltivati.

Il nome specifico deriva dal greco Aparein e significa “attaccarsi”, per la capacità della pianta ad attaccarsi grazie ai peli uncinati di cui è rivestita. E’ un erba che piace sempre molto ai bambini, perché si attacca facilmente a ogni indumento, formando collane, cinture, spille, coroncine……come riportato dal nome comune di attacaveste. In inglese è chiamato Our Lady’s Bedstraw (l"a paglia del letto della nostra Signora"), a indicare che è proprio con questa erba che la Madonna fece il giaciglio per accogliere Gesù. Ma il suo uso antico è ricordato da Dioscoride, che lo cita come rimedio per le ghiandole gonfie sul collo e per il male alle orecchie, oltre che per i morsi di serpenti velenosi. Culpeper la attribuisce alla segnatura planetaria di Venere, perché agisce sui reni e sul collo.

Aparine è un erba priva di sostanze tossiche e delicata e gentile, ma con un grande potere curativo. Osservando la quantità di umidità che è portata dalla pianta è come se ci indicasse la capacità di lavorare sull’acqua del corpo. La struttura intricata che formano i fusti nella loro crescita, usata un tempo come setaccio, ci indica la capacità filtrante della pianta. Gli ispidi peli uncinati è come se ci indicassero la capacità di catturare e trattenere tossine e sostanze da eliminare. Il lungo stelo ricorda le vene, il sistema linfatico, i tubuli renali…Aparine infatti agisce sull’acqua contenuta nel corpo, partendo dal sistema linfatico sotto la pelle fino ad arrivare ai reni. E’ diuretica ma anche sudorifera, utile non solo per raffreddare il corpo e abbassare la febbre, ma soprattutto per eliminare le tossine attraverso la pelle oltre che attraverso la diuresi. Possiede inoltre la capacità di purificare il sangue e si dice che possa essere efficace quando il corpo non riesce a liberarsi dalle tossine e dalle sostanze di rifiuto. Agisce su febbre, ghiandole gonfie, calore o ristagno del sistema linfatico, fino a sostenere i reni, aiutarli nel lavoro di filtraggio. In pratica Aparine, filtra, disintossica e aiuta ad eliminare le tossine, favorendo il passaggio del sangue nel pancreas, nel fegato e altri organi interni decongestionandoli. E naturalmente tutto questo si riflette anche sulla pelle, risolvendo dermatiti e irritazioni cutanee, e comunque dando luminosità all’incarnato. Sembra quasi che la sua azione di filtraggio ed eliminazione di sostanze tossiche la esplichi anche a livello menatale, perché è utile in caso di insonnia e, nervosismo. Inoltre è impiegato per i piedi stanchi (spesso legati a reno stanchi): in questo caso si consiglia un pediluvio nell’acqua dove sia stato infuso Aparine. Riassumendo quindi è antispasmodica, astringente, vulneraria, ipotensiva, antiflogistica e sudorifera, utile in caso di affezioni cutanee, e manifestazioni dolorose soprattutto di natura nervosa. Agisce prioritariamente sul sistema linfatico. E’ un buon diuretico, liberando i reni e la vescica da tossine che potrebbero altresì provocare cistiti e infiammazioni del tratto urinario in generale.

Tutta la pianta contiene: Glicosidi iridoidi (tra cui aucubina e asperuloside) , alcaloidi tra cui caffeine contenuta nei semi, acidi fenolici, antrachinone, flavonoidi , cumarina (che da il caratteristico odore dolciastro dell’ erba tagliata quando la pianta è secca), acido citrico .

Le cime tenere possono essere mangiate come asparagi, prima che siano prodotti i frutti; certamente è bene sbollentarla per evitare lo spiacevole effetto dei piccoli peli uncinati che coprono la pianta.

I frutti, una volta maturi, venivano torrefatti ed i semi torrefatti e usati come succedaneo del caffè; infatti contengono caffeina (anche se in misura minore del caffè).

La radice si utilizzava per colorare la lana di rosso-arancio.

P.S. Queste informazioni sull'uso delle erbe non vanno intese come sostituti della consultazione con il proprio medico o altro operatore sanitario. Quanto scritto non copre tutti i possibili usi, azioni, precauzioni, effetti collaterali o interazioni delle erbe trattate. L’autrice non è responsabile per eventuali effetti avversi o conseguenze derivanti dall'uso delle informazioni riportate. Se stai assumendo altri farmaci/droghe o sei incinta o stai allattando o hai una condizione medica diagnosticata, consulta il tuo medico prima di assumere qualsiasi erba.

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