L'olmo

Il pane del maggiolino

Datalunedì 23 marzo 2020

Mangiapane o Pane del maggiolino

Ma quanto sono belli gli olmi in questi giorni di inizio primavera?? I loro rami sono ricoperti dai frutti ancora immaturi, le samare, dal color verde limone. L’olmo infatti è uno dei primi alberi a fiorire coprendosi dei suoi piccoli fiori rosati durante la fine dell’inverno. Nelle giornate di sole ancora invernali sono molto ricercati dalle api perché tra i pochi fiori presenti in natura. I suoi frutti, le samare, sono a forma di moneta con una parte centrale rigonfia, dove sono contenuti i semi; man mano che maturano, dal verde passano al giallo fino a diventare color paglia, leggere e di consistenza cartacea: basterà una lieve brezza per farle staccare dai rami e portarle lontano, in un volo che permetterà di visitare spazi ancora inesplorati, dove come coloni, daranno vita a nuovi esemplari.

Ma a noi le samare interessano proprio ora, perché sono davvero buone da mangiare: così, appena raccolte, senza neanche bisogno di lavarle, tanto sono in alto, attaccate ai rami, dove non c’è rischio che si sporchino di terra o polvere. Se ne raccolgono facilmente grandi manciate, e non solo forniscono una valida alternativa selvatica alla merenda, ma sono molto apprezzate in cucina. Dal sapore che ricorda vagamente la noce, sono buone in insalate, da sole o con oltre erbe di campo…oppure possono essere cotte in frittate, erbazzoni, misticanze. Un tempo erano un frutto molto apprezzato oltre per il sapore anche per la capacità di saziare come il pane, tanto che venivano chiamate Pan del maggiolino, Mangiapane e Risparmiapane.

L’olmo, in particolare l’olmo campestre (Ulmus minor), è un albero comune nelle campagne, ai bordi delle strade e nelle siepi. Lo riconosciamo grazie alle foglie, che ovate e seghettate ai margini, hanno la caratteristica di inserirsi sfasate sul picciolo. Le foglie, di color verde scuro, compaiono quando i frutti sono ormai maturi. Purtroppo è divenuto cosa rara trovare olmi longevi a causa di una malattia che li ha decimati a partire dalla prima metà del 900, la Grafiosi portata da un fungo (Ophiostoma ulmi) diffuso da un piccolo insetto scolitide che forma gallerie appena sotto la corteccia. Tuttavia gli olmi continuano a diffondersi e facilmente li troviamo nelle siepi e ai margini dei boschi. Ultimamente poi sono state piantate e diffuse varietà resistenti alla malattia.

L’olmo faceva parte del paesaggio tipico della nostra campagna come tutore delle viti: la vite, si diceva, era maritata all’olmo, al posto di sterili pali di cemento che purtroppo negli ultimi anni hanno sostituito gli alberi. Probabilmente la scelta, derivante dall’epoca etrusca, di sposare la vite all’olmo e non ad altri alberi (se non all’acero campestre) era dovuta a un inconscia sapienza antica intuitiva che vedeva la vite beneficiare da questo stretto contatto. La presenza nei campi dell’olmo inoltre era utile anche perchè i suoi rametti freschi e le foglie dell’olmo sono molto apprezzati cibo del bestiame.

L’uso dell’olmo come pianta curativa è testimoniata da Plinio il vecchio che raccomandava la corteccia e le foglie per le proprietà vulnerarie e cicatrizzanti grazie ai tannini in esse contenuti; nel medioevo era tipicamente impiegato per curare le ferite di soldati e cavalieri. Ancora adesso possiamo impiegare le foglie fresche e parti di corteccia, pestate in mortaio e messe come impacco su ferite, abrasioni, escoriazioni e punture di insetto. Il decotto può essere impiegato come collutorio per stomatiti, ulcerazioni del cavo orale, mal di gola e tonsilliti. Inoltre l’infuso delle foglie ha proprietà astringenti, sudorifere e antinfiammatorie delle mucose . Le gemme dell’olmo , quando si gonfiano poco prima dell’apertura e della comparsa dei fiori e delle foglie, sono impiegate in opportune preparazioni per la regolazione delle ghiandole sebacee e per il drenaggio cutaneo. Utili quindi in caso di acne giovanile, seborrea, eczemi umidi e psoriasi. L’uso delle gemme a scopo curativo si basa sul fatto che nelle gemme è concentrata tutta l’energia della pianta per dar vita a nuovi rami, fiori, frutti, foglie…e per questo motivo i gemmoderivati stimolano principalmente a livello energetico tutti gli organi emuntori e le cellule, con effetto drenante. Su questo principio si basa la gemmoterapia, fondata da Pol Henry negli anni 50, che utilizza le gemme di alberi e arbusti facendoli macerare in una miscela di glicerina, alcool e acqua.

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