La Salvia del prati

Salvia pratensis

Datalunedì 20 aprile 2020

Salvia dei prati

Salvia pratensis

Hanno iniziato a fiorire tutte assieme, come se si fossero passate voce ma silenziosamente, un po' come quando i vari strumenti di un orchestra iniziano a suonare simultaneamente a un cenno del direttore d’orchestra. Ed ecco le spighe di fiori a bocca di un blù intenso quasi indaco aprirsi lungo i sentieri assolati, ai margini dei campi e ai bordi delle strade e in certi campi assolati e prati aridi e asciutti, dove forma magnifiche macchie blù che spiccano tra il verde predominante delle graminacee.

E’ la salvia dei prati (Salvia pratensis), una salvia selvatica che cresce un po' in tutt’Italia, che predilige un substrato calcareo con un pH neutro, e terreni poveri e secchi grazie alla radice che penetra fino a 1 metro di profondità riuscendo così a raggiungere riserve di acqua anche nei periodi più siccitosi. Appartiene alla famiglia delle Lamiacee o Labiate, ed al genere Salvia (a cui appartengono circa 900 sp. di cui molte selvatiche me molte ornamentali da giardino). E’ una erba perenne con fusto eretto e ramificato a sezione quadrangolare (caratteristica di tutta la Famiglia) alto fino a 70 cm; ha una rosetta basale di foglie picciolate di forma ovale allungata, appuntite all’apice e dentate marginalmente; sono tipicamente ruvide e a bolle nella pagina superiore, con nervatura reticolare; le foglie lungo il fusto sono più piccole, sessili e abbraccianti il fusto; i fusti e foglie sono cosparsi di peli. I fiori sono raccolti in spighe allungate, di color bluviolettoindaco. La corolla ha un labbro superiore falcato sotto al quale sporge lo stilo bifido mentre il labbro inferiore è aperto o inclinato a margine finemente dentato. I frutti sono piccoli tetracheni.

Clicca per Ingrandire
Clicca per Ingrandire

Mi piace sempre tanto stupire chi sia in passeggiata con me, facendo vedere il perfetto e preciso meccanismo predisposto dal fiore per accogliere gli insetti impollinatori e garantirsi la buona riuscita dello scambio: in cambio di nettare dolce e profumato, un sorso di pura energia per l’insetto, il fiore si garantisce la fecondazione nella sicurezza che avvenga tra piante diverse e non all’interno della stessa pianta (in modo da garantire una progenie forte e con maggiore biodiversità: lo stesso motivo per cui è meglio evitare figli di consanguinei). Ancora una volta siamo di fronte a un esempio in cui bellezza e massima efficienza fisiologico-funzionale coincidono: all’interno del fiore, dove come in una coppa è portato il nettare, c’è una specie di bilancia su cui si appoggia l’insetto impollinatore (in genere ditteri e imenotteri, talvolta lepidotteri). Con un meccanismo preciso il peso dell’insetto fa spostare e abbassare gli stami dall’alto che in questo modo sfiorano quasi accarezzando il dorso dell'insetto spargendogli il polline. Una volta fatto il pieno di nettare ecco che l’insetto se ne vola via fino a penetrare in un nuovo fiore per suggere buon nettare e nel veloce percorso di ingresso sfiora inevitabilmente lo stimma, cioè la parte femminile del fiore, a cui aderiscono i granuli pollinici che gli impolveravano il dorso, innescando così il processo di impollinazione. Un meccanismo perfetto, che può avvenire solo con insetti delle giuste dimensioni adatti ad azionare il preciso meccanismo a bilanciere. Tutto questo può essere riprodotto anche semplicemente infilando all’interno del fiore il sottile stelo di una graminacea che, andando a toccare la bilancia, farà subito scendere gli stami! Un gioco che i bambini adorano e che permette di affrontare davvero tanti temi importanti legati all’interdipendenza che domina il nostro meraviglioso Pianeta, all’impollinazione, al “caso o alla necessità” citando il famoso libro del biologo e filosofo Jacques Monod.

La pianta viene tradizionalmente raccolta in primavera, come pianta mangereccia, sebbene possieda proprietà simili alla salvia ma molto più blande. Contiene flavonoidi e polifenoli dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, acido rosmarinico che conferisce proprietà antimicrobiche, e oli essenziali tra cui domina E-caryophyllene. Similmente alla salvia ma in misura minore, ha proprietà digestive, antiossidanti, antimicrobiche e disintossicanti (nella scheda della Salvia officinalis le tratterò nel dettaglio).

Le foglie hanno un sapore neutro, ben diverso da quello della salvia. In Garfagnana erano impiegate per una zuppa particolare, mentre nel friulano sono impiegate nel Pistic; In Piemonte usate spesso nelle minestre, e in Trentino spesso sono fritte in pastella o ripassate in padella. In certe zone Toscane si prepara una minestra assieme alle patate.

Personalmente amo impiegare i suoi fiori per decorare insalate e piatti vari grazie al loro colore intenso e al sapore leggermente dolciastro: adoro unirli all’arancione dei petali di calendula e magari al rosso accesso di qualche petalo di rosa antica.

Immagini

  • Clicca per Ingrandire
  • Clicca per Ingrandire
  • Clicca per Ingrandire
  • Clicca per Ingrandire
  • Clicca per Ingrandire
  • Clicca per Ingrandire