Malva sylvestris

Il rimedio contro tutti i mali

Datamartedì 28 aprile 2020

Malva Sylvestris

Il rimedio di tutti i mali

La malva vive accanto all’uomo, è un’erba antropica, e come tale la troviamo tipicamente nelle aie delle case di campagne, ma anche ai bordi delle strade (la più bella malva la trovo sempre quando vado a Roma lungo le strade e certi marciapiedi di città), ai bordi di muretti e lungo le massicciate di strade e ferrovie, nei luoghi calpestati…quasi ci voglia accompagnare nella nostra vita lenendo e addolcendocela. Nelle nostre tradizioni le testimonianze del suo uso risalgono all’antica Grecia, quando veniva chiamata malakè da malakos, cioè molle, a ricordare la sua consistenza e contemporaneamente l’effetto emolliente che ne deriva. Esiodo e Teofrasto la citano come cibo semplice e povero, perché era più che altro una erba da mangiare. Nella Medicina Tradizionale Mediterranea è considerata Umida, equilibrata tra il caldo e il freddo. I filosofi della scuola Pitagorica la consideravano sacra in quanto messaggera dell’incontro tra le cose celesti e terrene e per questo, andando contro tendenza, non la consumavano convinti in questo modo di liberarsi dal ciclo delle reincarnazioni. Per il resto sappiamo che Marziale la usava per dissipare i postumi di bagordi e vizi, Cicerone e Catone la mangiavano in grande quantità, Orazio si ritemprava con malva, cicoria e olive e Plinio la considerava una panacea, con azione anche afrodisiaca. Galeno la descrive come ingrediente della dieta con proprietà emolliente e lassativo. L'imperatore Carlo Magno la volle nel suo orto di piante curative e ne faceva raccogliere fiori, foglie e radici. Nel medioevo, come ben spiegato nel libello di Alberto Magno, veniva impiegata per verificare la verginità delle fanciulle che si facevano urinare su una pianta di malva che se si fosse seccata indicava senza indugio che la ragazza era “corrotta”. Considerata anche pianta magica di protezione, tanto che veniva sotterrata nei pressi delle stalle con l’intento di proteggere il bestiame, o si portavano le sue radici avvolte da un panno nero come talismano di protezione. Durante il Rinascimento divenne il rimedio per tutti i mali e per questo definita "omnimorbia" con la Luna come segnatura planetaria. Il Mattioli nel XVI sec ne esalta le virtù antinfiammatorie. E così via nel tempo fino ad arrivare alle nostre nonne che la consigliavano come cura in caso di afte e infiammazioni gengivali, ma anche per arrossamenti e infiammazioni delle vie genitali e in definitiva come “prezzemolo” delle cure naturali, perpetuandone la capacità rinascimentale di curare ogni male.

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Pianta perenne ha fusti robusti e molto ramificati, legnosi alla base, appartiene alla famiglia delle Malvacee, una grande famiglia a cui appartengono circa 100 generi, tra cui il cotone e l’ibisco. Strisciante oppure eretta può raggiungere i 60 cm di altezza o anche di più. La radice è fittonante e carnosa. Le foglie del primo anno sono a rosetta basale portate da un lungo picciolo e con lamina sono alterne e pentalobate. All’ascella delle foglie del fusto si inseriscono i fiori, solitari o in piccoli gruppi di 6 al massimo. Portati da un lungo peduncolo hanno la corolla formata da 5 petali bilobati, color malva appunto, cioè rosa violacei impreziositi da striature più scure. Al centro del fiore (una delle caratteristiche della famiglia) spiccano i numerosi stami saldati per i filamenti a formare una tipica struttura a tubo che avvolge lo stilo. I frutti sono acheni schiacciati e circolari, appressati l’uno all’altro circolarmente, formando una sorta di piccola caciotta o zucca. A maturità l’involucro calicino si dissolve liberando i semi.

Costituenti principali: mucillagini, flavonidi, antociani, complessi vitaminici B1, B2 e vitamina A e vitamina C, Sali minerali tra cui potassio.

Si usano sia i fiori che le foglie, dato che i fiori hanno in più gli antociani che danno la colorazione tipica e che sono antiossidanti e attivi sul microcircolo. Il principio attivo che spiega la maggior parte degli effetti dell’uso della malva è la mucillagine: formate da polisaccaridi eterogenei, a contatto con l'acqua si dilatano formando soluzioni colloidali, e viscose, una sorta si gel dalle proprietà lenitive, rinfrescanti, protettive. Vediamole assieme: se mangiata la malva ha in effetti la capacità di alleggerirci (Marziale quindi aveva ragione !) facendoci andare di corpo perché le mucillagini gonfiandosi con l’acqua aumentano il volume della massa fecale stimolando la peristalsi intestinale. Allo stesso modo le mucillagini in contatto con le mucose creano un gel che le protegge e le sfiamma, utile quindi in caso di gastriti e ulcere se sono mucose dello stomaco, coliti se mucose intestinali arrossate e irritate, gengiviti, afte, mal di gola, raucedine e laringite se mucose del cavo orale, e che lenisce e sfiamma le infiammazioni delle mucose vaginali. Allo stesso modo rinfrescano e curano per via esterna pelle irritata e infiammata, esplicando un’azione idratante e rinfrescante ottima anche in caso di pelle arrossata dal sole o da scottature. Inoltre i fiori e foglie aiutano in caso di tosse e soprattutto sciolgono catarro con un’efficace azione mucolitica ed espettorante. Un batufolo di cotone imbevuto di un infuso leggero aiuta anche in caso di congiuntivite e irritazione degli occhi. Un impacco delle pianta contusa porta a maturità foruncoli e pustole e orzaioli. Ti consiglio di raccoglierla e essiccarla, perché il modo migliore per impiegarla a mio parere è l’infuso dei fiori e delle foglie.

In cucina le foglie, i fiori, i getti, i frutti immaturi possono essere consumati in insalata o cotti in misticanze di vario genere. Grazie alla mucillagine hanno un sapore dolce e neutro, per cui ben si addicono abbinati ad erbe maggiormente saporite o amare, attenuandone il gusto. I fiori, anch’essi dal sapore delicato e tenue, li uso come tocco finale su insalate e dolci, per decorare, abbinandoli agli altri fiori di stagione. In Egitto tutt’ora è l’ingrediente di un piatto tipico, dal nome Melokia. Spesso nel periodo siccitosi estivi capita di trovarne esemplari con foglie attaccate da macchie in rilievo color ruggine: si tratta di un fungo microscopico: Puccinia malvacearum; in questo caso è meglio non raccoglierla.

P.S. Queste informazioni sull'uso delle erbe non vanno intese come sostituti della consultazione con il proprio medico o altro operatore sanitario. Quanto scritto non copre tutti i possibili usi, azioni, precauzioni, effetti collaterali o interazioni delle erbe trattate. L’autrice non è responsabile per eventuali effetti avversi o conseguenze derivanti dall'uso delle informazioni riportate. Se stai assumendo altri farmaci/droghe o sei incinta o stai allattando o hai una condizione medica diagnosticata, consulta il tuo medico prima di assumere qualsiasi erba.

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