Pimpinella

Poterium sanguisorba

Datalunedì 04 maggio 2020

Poterium sanguisorba (Sanguisorba minor)

Pimpinella ma anche Salvastrella, Bibinella, Pane e noci

Credo che ognuno di noi abbia una pianta con cui vibra in sintonia, che in un qualche modo rappresenta la sua essenza o che porta quelle qualità che vorrebbe ampliare e manifestare completamente, una pianta insomma per la quale si provi una particolare simpatia ed afflato, che quando la incontri ti faccia sorridere e ti sembri di incontrare una cara amica del cuore. Se non ci hai mai pensato prova a vedere in quale pianta ti riconosci particolarmente o quale sia la pianta che ti potrebbe rappresentare….sembra un gioco inconsistente ma in realtà racchiude in sé il portar l’attenzione a certi nostri tratti interiori e ti induce ad una connessione intuitiva ed emozionale con le piante. Bè, insomma, per quanto mi riguarda ormai si è capito che ho un debole per la Pimpinella, già il nome è simpatico vero? Ha un ché di allegro e di spensierato che ritrovi tutto nella piantina, tanto che un tempo si diceva che scacciasse la malinconia. A inizio primavera la troviamo con una rosetta di foglie basale formata da tante piccole foglioline verde glauco a forma di ventaglini. E ti assicuro che già così, solo con le foglioline basali, la piantina è davvero carina: non da troppo nell’occhio, un po' timida e riservata si lascia però sfuggire un po' la sua parte vanitosa con tutte quelle piccole foglioline profumate di noce che formano dei piccoli cespi aperti alla vita. Quando poi si allungano i fusti che terminano con le infiorescenze è impossibile non fermarsi ad osservarla: in cima ad ogni stelo stanno delle piccole sfere piumose color rosso e giallo a formare delle bacchette magiche che, muovendosi alla minima brezza, lasciano oscillare tante dorate piccole strie che emanano in volo nell’aria minuscoli frammenti di stelle. Come se nonostante la sua timidezza volesse dare il suo contributo di magia e gioia al mondo, scuotendo il suo rosso capo scarmigliato. Un’erba umile e che si lascia calpestare da chi non è in grado di osservare le sue qualità nascoste dal suo fare spensierato.

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Botanicamente parlando appartiene alla famiglia delle rosacee, come raccontano le foglie composte portate su piccioli che alla base hanno due stipole. Le foglie sono composte da 5-17 foglioline ovali e dentate ai margini della lunghezza di 1 cm, e ricordano vagamente a quelle della fragolina o della rosa. E’ un’erba perenne provvista di un rizoma legnoso e ingrossato da cui si sviluppano i fusti aerei e le foglioline portate in rosetta basale. I fusti non sono molto alti (da 20 a 60 cm al massimo) e portano poche foglioline, più piccole. Terminano con le infiorescenze sferiche talvolta ovali, formate da piccoli fiori unisessuati privi di petali. Quelli femminili sono disposti nella parte superiore ed hanno uno stimma piumoso roseo rossastro (che fa sembrare a prima vista i suoi capolini quasi delle piccole fragoline), mentre quelli maschili, disposti in basso, hanno numerosi lunghi stami gialli sporgenti e flessibili. Nella parte centrale si trovano anche una serie di piccoli fiori ermafroditi. Nella sua bellezza, anche questa infiorescenza porta un progetto preciso e perfetto: la disposizione dei i fiori femminili in alto e quelli maschili in basso, che lasciano andare all’aria grandi quantità di polline, non è certo casuale, ma in questo modo si evita che il polline vada a fecondare i fiori femminili della stessa pianta, anche perché all’interno della piantina i fiori femminili e quelli maschili maturano in tempi diversi! Che precisione perfetta in tanta simpatica bellezza! A ben guardarla poi scopri di ritrovare il colore rosso porpora dei fiori femminili in certe striature del fusto, quasi che ti volesse indicare un certo legame col sangue. E in effetti se la assaggi noterai un sapore astringente, che chiude più che aprire, freddo più che caldo, tradotto anche nel profumo che emana, aspro, acre e tonico. Il suo nome specifico Sanguisorba infatti racconta proprio la proprietà astringente e la capacità appunto di assorbire il sangue di ferite interne ed esterne (mentre il nome del genere Poterium deriva dal greco e significa coppa- tazza, per la forma del calice). La qualità astringente si esprime anche nel movimento energetico dall’esterno verso l’interno, concentrando l’energia anziché espandendola, e per questo è tonica e scaccia malinconia e stanchezza. Un ritmo vivace e allegro, quasi leggero e spensierato infatti pervade la pianta e lo noti nella sua struttura e nelle regole che definiscono la sua armonia. Vedi, un tempo da osservazioni del genere, analogiche appunto, traevano tutte le informazioni necessarie per usare la pianta sia per gli effetti fisiologici che per quelli animici, non c’era la distinzione che c’è ora tra materia e sottile, tra corpo e anima, ma la visione olistica era scontata e ben si sapeva come tutto fosse connesso e collegato. I principi attivi non fanno altro che confermare le sue proprietà, tranne quelle sottili che li troviamo nel al connetterci alla pianta aprendoci al sentire. Pensa che Plinio consigliava di salutare la pianta prima di raccoglierla per portarle rispetto.

I medici del cinquecento la indicavano per la cura dei “cancari”, per frenare emorragie interne e vomiti, e per uso esterno in polvere su ragadi, ferite, macchie della pelle, morsi di serpenti (quelli non mancavano mai nelle prescrizioni antiche!) e soprattutto per far più bello il viso delle donne. Il consiglio era di mettere qualche foglia nel vino: il volto sarebbe stato più giocondo e il cuore più leggero. Inoltre era usata contro la caduta dei capelli, forse a causa della somiglianza delle infiorescenze che quando gli stami sono maturi sembrano veramente piccole teste arruffate e scompigliate. Pianta usata anche per far buon latte e per questo ricercata dalle nutrici, ma anche dai pastori che prediligevano i pascoli dove fosse in gran quantità, migliorando la qualità del latte e del formaggio. Ama terreni calcarei, prati aridi, sassosi, prati e pascoli di zone incolte e calde ed è diffusa specie in tutt’Italia.

Il suo fitocomplesso è formato tra l’altro da saponine triterpeniche (sanguisorbina e sanguisorbigenina), tannini (fino al 25%), olio essenziale, amido, acidi fenolici e un pochino di ossalato di calcio. Per questo si usa, anzi meglio dire si usava, perché ormai è una pianta dimenticata in erboristeria, per le proprietà astringenti, vulnerarie, aromatizzanti e amaricanti delle foglie, cicatrizzante e vasocostrittrice. Utile quindi per trattare emorroidi, dismenorrea, disturbi circolatori agli arti inferiori e affezioni polmonari come bechica e anticatarrale grazie alle due saponine presenti. Impiegata per enteriti ed enterocoliti, diarree e ad analoghi disturbi intestinali, e inoltre svolge funzioni stomachiche e digestive in caso di inappetenza. La scienza sta studiando le radici che sembrano avere ancor più proprietà antimicrobiche della parte aerea, oltre ad abbassare la glicemia aiutando in caso di diabete e ad esercitare una provata azione antitumorale.

Si usa ancora in cucina .come ricorda il detto : “L’insalata non è bella se non c’è la Pimpinella”. Si usano le foglioline più tenere e ancora un po' chiuse, nella giusta misura per aromatizzare insalate , salse e tartine, grazie all’aroma che ricorda vagamente il cetriolo, o meglio la parte bianca della buccia del cocomero e anche il gusto del gheriglio di noce immatura, tanto che in certe regiuoni è chiamata "Pane e noci".

Ps. Molti confondono Pimpinella con l’Anice (Pimpinella anisum), ma sono due piante completamente diverse, tranne il fatto che il nome scientifico del genere a cui appartiene l’anice corrisponde col nome comune di Poterium sanguisorba.

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