Thymus serpillum

Il Pepolino

Datadomenica 19 aprile 2020

Thymus serpillum

Il pepolino

Quando andavo in vacanza dai nonni a Marradi, appena giù dalle scale che portavano in giardino, tra i gradini e la ghiaia, stava il pepolino, e talvolta la bisnonna lo raccoglieva per insaporire arrosti e schiacciate che con il suo aroma mi accorgevo di aver fame anche se avevo appena mangiato! E adesso, qui a Luminasio, vedendolo in fiore ai bordi dei sentieri assolati, ai margini della strada asfaltata oppure abbracciato a qualche roccia esposta a sud o a formare cuscini rosa in prati ben esposti e nei giardini rocciosi ritorno indietro coi ricordi a quell’erbetta profumata e dal nome simpatico di casa dei nonni: ll Pepolino di Marradi. Si tratta del Timo serpillo , il cui nome ricorda il suo strisciare e serpeggiare più che innalzarsi. (diverso dal Thymus vulgaris, dai fusti ascendenti, foglie piccole e persistenti anche in inverno e dall’aroma e gusto molto più intenso). In realtà più che una specie si tratta di un gruppo di specie, tutte spontanee e molto simili tra loro e di complessa identificazione tra cui le più comuni sono Thymyus praecox, Thymus odoratissimus, Thymus longicaulis e Thymus pulegioides. Si tratta di piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad altezza del suolo, i fusti sono legnosi alla base, prostrati, striscianti e radicanti ai nodi; le foglie, di consistenza coriacea sono piccole, lineari, ciliate alla base e piane. Le infiorescenze sono dense con forme ovali-sferiche, più o meno allungate; gli apici fioriferi sono eretti e portano i piccoli fiori, rosa e dolcemente aromatici. I fiori hanno corolla bilabiata (siamo nella famiglia delle Lamiacee o Labiate) e fioriscono da metà aprile a fine agosto ( a seconda delle esposizioni, latitudini e altitudini il periodo può variare). E’ l’erba che troviamo in fiore in estate nei pascoli alpini e che pare conferisca quell’aroma e gusto speciale al latte ed ai formaggi di malga. Come avviene per tutte le Lamiacee anche il timo è molto amato dalle api.

Si riproduce per seme, ma è più semplice moltiplicarlo per propaggine (cioè prendendo pezzettini del fusto strisciante nei punti dove radica ai nodi) in estate, o per talea in primavera o autunno

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Nonostante l’aspetto apparentemente delicato delle cime di minuti e teneri fiori rosa, se prendi un fiore e lo metti in bocca, cercando di masticarlo con gli incisivi e tenendolo a lungo in bocca, sentirai quasi bruciarti sulla lingua, come peperoncino, a indicare tutta la forza e il fuoco contenuto nella pianta. Infatti nella classificazione della Medicina Tradizionale Mediterranea, a seconda delle 4 qualità (Caldo, Freddo, Secco e Umido) il timo è senza dubbio classificato come Caldo e Secco. Il nome generico (Thymus) deriva dal greco antico e significa forza e coraggio ad indicare l’effetto del semplice annusare il suo aroma, tanto che pare che i soldati romani facessero bagni in acqua e timo per essere infusi di forza e coraggio prima dei combattimenti, Abbiamo traccia del suo impiego a scopo medicinale fin dai tempi antichi e nelle tradizioniali medicine dell’antico Egitto (dove veniva usato per creare balsami profumati), Cinese e Ayurvedica. Teofrasto (371 a.c) autore di due trattati botanici (cioè medici, perché le piante allora non erano un hobby ma erano i famaci) scrive del Timo come pianta profumata usata nei sacrifici come incenso. Secondo Dioscoride, vissuto all’epoca della Roma imperiale, il timo veniva usato per trattare l'asma e allentare la congestione della gola e dello stomaco. Impiegata tradizionalmente fin dall’antichità come panacea, ne elogiano le proprietà i medici arabi Avicenna e Averroé intorno al 1000, che la usavano per curare tosse e reumatismi, e morsi di serpente. Descritto da Ildegarda von Bingene nel manoscritto Physica, (a cavallo del 1100) e viene riportato anche nelle opere di Alberto Magno (1193-1280). Nel 1500 ne parlano sia Paracelso come pianta medicinale di grande valore che Giovan Battista delle Porta nel 1500 come pianta che se strofinata o odorata rende gli uomini immuni dalle malattie e assicura loro lunga vita. Ed anche IL Mattioli menzionandone la forza ed efficacia.

Si usano le sommità fiorite, molto più profumate e ricche di principi attivi rispetto alle foglioline. Contengono: dallo 0,15 all’1% di olio essenziale composto da timolo, carvacrolo fenolo, cimolo, idroicarburi terpenici; tannini, sostanze amare (serpillina),; glicosidi flavonici e saponine Le sue proprietà terapeutiche sono più blande e meglio tollerate di quelle del timo volgare, anche se le indicazioni sono le stesse.

Grazie al fuoco contenuto nella pianta (gli oli essenziali) che scalda e secca è intuitivo comprenderne gli usi:

Stimola l’appetito e aiuta a digerire perché, come ben sapevano gli antichi la digestione ha bisogno di calore; limita le fermentazioni intestinali e gonfiori, grazie al contenuto in oli essenziali che sono antibatterici e in generale antisettici. Il calore che genera, assunto sia in infuso, che per uso esterno in oleolito e massaggiato sul corpo, oppure inspirato in suffumigi, scioglie il muco e combatte tosse, raffreddore e otiti…sia perché controbilancia il freddo e umido rappresentato dal muco, sia perché va a scaldare quando molte volte il raffreddamento è iniziato a causa di un freddo subito, e infine sterminando i batteri grazie all’azione specifica degli oli essenziali. Analogamente agisce contro rigidità articolari, blocchi e dolori reumatici sia in massaggi con oleolito, che assunto in forma di infuso: anche in questo caso infatti l’azione energetica è di controbilanciare l’effetto del freddo e umido che provoca spesso tali squilibri. Inoltre, grazie ai tannini abbinati agli oli essenziali ha spiccate proprietà antisettiche, vulnerarie e disinfettanti. Usato in bagni o come suffumigi o detergenti è indicato per pelli e capelli grassi.

Negli usi tradizionali di gran parte d’Europa il timo è considerato antielmintico, un forte antisettico, un antispasmodico, un carminativo, un deodorante, un diaforetico, un disinfettante, un espettorante, un sedativo e un tonico; usato sempre in caso di problemi legati ai sistemi gastrointestinale e respiratorio. Nei Balcani occidentali è impiegato come sedativo, per migliorare la circolazione sanguigna, come immunostimolante e per abbassare il livello dii colesterolo; in Inghilterra si usa specialmente per trattare la tosse; in India e Pakistan per trattare i dolori mestruali e antielmintico; in Catalogna come antidiarroico in veterinaria. Le attuali ricerche scientifiche ne confermano le pronunciate proprietà antiossidanti e antimicrobiche dell'olio essenziale grazie all'effetto sinergico e cumulativo dei suoi componenti.

E non dimentichiamoci, tornando al pepolino e alla mia cara bisnonna, di usarlo in cucina, per aromatizzare arrosti, formaggi, e qualsiasi tipo di pietanze a seconda della tua fantasia e dei tuoi gusti. Si usa sia fresco che essiccato. Seguendo gli antichi usi dei Romani, puoi usarlo per purificare le loro stanze e per dare un sapore aromatico a formaggi e liquori; o ancora seguendo le usanze medievali, mettere l’erba sotto al cuscino per favorire il sonno e scongiurare gli incubi e infine regalarlo per portare coraggio e forza.

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