l'Ortica

quel pizzicore che fa bene

Datalunedì 06 aprile 2020

L’ortica

Urtica dioica

Quando germogli freschi di ortica spuntano rigogliosi dal terreno, annunciano che ormai la primavera è alle porte!. ed è quasi impossibile resistere alla tentazione di raccoglierne subito le cime, così tenere e ricche, per impiegarle in appetitosi e salutari piatti che ci accompagnano durante questo passaggio stagionale. E ,come in una sfida che si perpetua di anno in anno, mi accingo a raccoglierla a mani nude sapendo che il prurito che genera, previene e cura dolori artritici e reumatici. Il nome ortica deriva dal latino urere che significa “bruciare” in riferimento ai suoi peli urticanti che appena sfiorati rilasciano acido formico ed altre sostanze irritanti, per proteggere la pianta dall’essere brucata e mangiata, caratteristica che ha fatto usare i suoi freschi fusti per urticazioni locali come antinfiammatorio locale sulle zone colpite da reumatismi.

Grazie a questa sua caratteristica aggressiva e al contenuto particolarmente elevato in ferro, l’ortica ha come archetipo planetario Marte, a ricordare quella forza di cui possiamo godere grazie a lei.

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Un vero toccasana per la nostra salute, è ricca di sostanze utili come acido folico, fosforo, magnesio, calcio, silicio, ferro, manganese e potassio, vitamine A, C e K, e proteine vegetali che la rendono remineralizzante, ricostituente e tonificante e antianemica. Ha inoltre azione depurativa, diuretica e alcalinizzante, utile in caso di affezioni reumatiche, di artrite, di gotta, di calcoli renali, di renella e iperglicemia e cistite e in generale, quando occorre produrre un'azione disintossicante; ha proprietà galattogene perché stimola la produzione di latte nelle puerpere ed è anche utile per abbassare la glicemia. Il decotto delle radici si impiega tradizionalmente nell’' iperplasia benigna della prostata e anche per frizioni cutanee per combattere caduta dei capelli e forfora.

La ricchezza di doni a tutto tondo di questa “erbaccia” non finisce qui: le sue lunghe fibre filate già nel Medioevo, danno un particolare tessuto resistente, simile alla canapa ,e inoltre dalle foglie e dalle radici si ricavano coloranti usati anche per prodotti cosmetici e liquori.

E infine è una delle piante impiegate per curare le altre piante: famoso infatti è l’uso in agricoltura del macerato di ortica, per le proprietà antiparassitarie e che rinforzano la pianta rendendola più resistente ad attacchi di organismi patogeni.

Ecco la ricetta: 10 litri d'acqua (va bene anche l’acqua piovana) e 1 kg di ortiche fresche o 500 gr di ortiche essiccate.Consiglio di impiegare un recipiente non metallico e di mettere le ortiche in un sacco di iuta per filtrare il tutto più facilmente alla fine della preparazione. Il macerato va tenuto all’ombra, meglio se lontano da casa perchè ,mano a mano che la macerazione procede, produce un odore sgradevole, che possiamo limitare versando qualche cucchiaiata di argilla o caolino e mescolando una volta al giorno. Per facilitare la macerazione non va coperto, ma suggerisco comunque di coprire con una rete, per evitare che vi vadano insetti e altre impurità. Il macerato è maturo dopo 15 giorni, va diluito in 10 parti di acqua. Si usa spruzzato sulle piante per renderle più resistenti agli attacchi di insetti, virus e funghi patogeni; può anche essere impiegato come fertilizzante, ma non a contatto con le radici, perché le farebbe bruciare. Può anche essere messo sul compost per accelerarne la maturazione.

Anche se il periodo migliore per raccogliere l’ortica è la primavera, ed è anche il momento più adatto per impiegarla, perché aiuta i processi depurativi di cui il nostro corpo ha bisogno in questo periodo, può essere raccolta durante tutto l’anno, basta trovarne di fresca e tenera; ad esempio in estate la cerco in ambienti umidi o dove i prati sono sfalciati. Raccolgo dell’ortica i giovani getti e le sommità dei fusti, scegliendo le foglie più tenere e scartando le parti coriacee e danneggiate. Lavo poi il tutto in acqua fresca corrente e ,senza asciugarla, la metto direttamente in padella, aggiungendo poco olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale; copro e lascio cuocere per pochi minuti. In questo modo la pianta non perde nessuna proprietà e la posso mangiare anche semplicemente così (ha infatti un sapore davvero buono e appetitoso), oppure la uso per risotti, torte salate, creme di verdure, frittate…., o ancora farne porzioni da conservare in freezer e da impiegare durante l’anno.

Può essere utile essiccarne una parte da mettere via per le tisane invernali. In questo caso è importante raccogliere l’ortica in una giornata di sole, e dopo aver eliminato le parti danneggiate e vecchie, va fatta essiccare semplicemente facendo piccoli mazzetti non troppo compressi, che possono essere appesi a testa in giù in casa , lontano dal sole diretto e in un ambiente areato (in questo caso trovo particolarmente adatto lo stendino della biancheria!). Una volta essiccata la conservo in un sacchetto di carta o un vaso di vetro o latta con un poco di carta assorbente sul fondo (per assorbire l’eventuale umidità residua evitando così che, condensando, faccia andare amale la pianta). Uso l’ortica essiccata quando non ho possibilità di ritrovare ortica fresca, per infusi salutari, o, macinata in polvere, per cucinare tanti piatti o , come si usa dalle mie parti, da aggiungere alla pasta all’uovo per fare tagliatelle e lasagne verdi.

In estate dalle cime di ortica andate in frutto si raccolgono i piccoli semi, che sono considerati un “superfood” , con proprietà toniche e adattogene grazie alla capacità di sostenere le surrenali, inoltre contengono vitamina C e acidi grassi essenziali. Possono essere aggiunti all’insalata, al pane alle zuppe: hanno un sapore piacevole, delicato e croccante, e con un leggero retrogusto piccante. I semi di ortica si trovano sulla pianta di ortica femminile (come indica il nome specifico, la pianta è dioica, cioè i fiori sono unisessuali e portati in individui diversi). Si raccolgono quando la pianta è ancora verde e quando i peduncoli a cui sono attaccali come grappoli, pendono verso il gambo. Si possono consumare freschi o essiccati.

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