Il Luppolo

L'arrampicatore dei boschi

Datadomenica 12 aprile 2020

Il Luppolo

Humulus lupulus

Rimango sempre incantata ad osservare le strategie di crescita adottate dal luppolo per raggiungere altezze che altrimenti gli sarebbero impossibili, approfittando spudoratamente di altri arbusti. Ma la cosa che più mi affascina è notare come i primi getti che spuntano dal terreno, pur di raggiungere la luce e dirigersi verso luoghi favorevoli per crescere e svilupparsi, all’inizio si arrotolano tra di loro in una crescita spiraliforme, in modo da formare loro stessi, nonostante la consistenza erbacea e croccante, una struttura che permetta la scalata verso i primi rami accessibili. A volte usano come treampolino di lancio esili erbe, su cui poi si arrotolano in 2 o 3 individui per spiccare il colo verso il primo ramo possibile. Non solo, ma sembra quasi che abbiano la capacità di vedere, perché questa arrampicata sociale, si effettua solo in prossimità di rami raggiungibili. E il tutto molto velocemente, in una salita senza ritegno, avviluppandosi attorno ad arbusti che servono come supporto per raggiungere luoghi assolati, dove ci si possa facilmente cogliere la luce solare, come energia necessaria per crescere, fiorire, riprodursi. Si, perché il luppolo è una pianta lianosa incapace di reggersi da sola ma che si attacca e appoggia ad altre piante spesso strozzandole come un lupo con le sue prede, da cui il nome specifico lupulus. E’ una pianta perenne che in primavera sviluppa fusti legnosi lunghi dai 3 ai 7 metri, che si avvinghiano agli arbusti grazie a delle spinette uncinate. Le foglie hanno lunghi piccioli con morbide spine, si inseriscono opposte a livello dei nodi; assomigliano molto alle foglie della vite, dalla lamina circolare divise in 3-5 lobi: sono ruvide al tatto. Tutta la pianta emana un aroma caratteristico, particolarmente evidente quando è in fiore. La pianta è dioica: con individui maschili e femminili. Fiorisce in estate. I fiori maschili sono riuniti in pannocchie pendule all’apice dei rami, di color bianco giallognolo; i fiori femminili sono posti all’ascella di bratte ovate e sono riuniti in amenti a formare i caratteristici coni ovoidali. Il frutto è formato da due frutticini rotondi avvolti dalle bratttee concresciute e di consistenza cartacea cosparsa di numerose ghiandole che secernono una sostanza resinosa gialla.

Il luppolo ama terreni fertili (come ricordato nel nome generico Humulus da humus) e adora ambienti umidi: lo trovi facilmente lungo canali, corsi d’acqua, fossi, laghetti, maceri o in boschi e siepi mesofile. Qui al Giardino di Pimpinella cresce arrampicato su sambuco e sanguinello ma solo nel fossatello sotto casa, dove un tempo scorreva un rivo di acqua ma che ormai si è prosciugato, pur mantenendo condizioni più fresche rispetto ad altre zone.

IN questi giorni è nel pieno della sua arrampicata e sviluppa delle cime turgide e croccanti, molto simili alle cime di asparagi. Sono i famosi Bruscandoli, assai ricercati per il loro sapore delicato e dolce, tanto che talvolta sono piatti particolarmente prelibati di trattorie e ristoranti del Veneto e della Bassa. Si raccolgono le cime tenere, sapendo che in breve la pianta ne produrrà nuove. Sono ottime cucinate in risotti, frittate, minestroni e zuppe, torte salate, misticanze…davvero una prelibatezza.

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IL luppolo è famoso anche per i suoi frutti, i coni femminili dall’aroma intenso famosi perché usati per aromatizzare la birra, dandole un gusto amarognolo, aromatico (grazie agli oli essenziali in essi contenuti) e stabilizzandola (a seconda della varietà coltivata cambia l’aroma che caratterizza le diverse birre). L’origine del suo uso come aromatizzante e stabilizzante della birra pare sia dovuto a un Monastearo di Monaci trappisti, in Germania, nel 750 d.C.; Ildegarda da Bingen (10898- 1179) scrisse nel testo Physica che il luppolo è poco utile per l'uomo, notando che "aumenta la malinconia negli uomin (in effetti, aimè, contenendo fitoesterogeni può essere anafrodisiaco per i maschi)". Tuttavia, osserva che "la sua amarezza elimina la decomposizione delle bevande e aumenta la durata di conservazione". Paracelso (1493-1541) usava il luppolo come ausilio digestivo, e Matthiolus (1501-1577) menzionò i suoi effetti diuretici e di aumento della bile. L’uso dei cuscini riempiti di luppolo è citato riguardo a Giorgio III, re del Regno Unito (1738–1820), che usava cuscini pieni di luppolo per l’effetto sedativo e calmante.

I coni femminili si raccolgono a fine estate. Sono ricoperti da una peluria che li rende particolarmente ruvidi, se hai la pelle sensibile è meglio che indossi i guanti, anche perché si possono sviluppare dermatiti e irritazioni. Li puoi essiccare badando di non esporli alla luce del sole e a mantenerli in sacchetti di carta. In alternativa li puoi sbattere e setacciare per selezionare le ghiandole con i principi attivi.

Il luppolo viene coltivato specie in Germania, Polonia, Repubblica Ceca e Gran Bretagna per la produzione dei frutti usati per la birra; ma è anche coltivato come pianta ornamantale, particolarmente adatta a fare lunghi festoni decorativi, grazie al fusto volubile, alle foglie che si disseccano mantenendo un bel colore verde sui cui spiccano i grappoli con i frutti dal colore giallastro.

La droga, cioè la parte della pianta che contiene maggiormente i principi e che viene raccolta a fini curativi, sono i coni fruttiferi. Nei coni di luppolo sono state finora identificate più di 1 000 sostanze chimiche., Le ghiandole resinose che coprono le brattee del frutto secernono una sostanza giallastra e dal sapore amaro chiamata lupulina composta da alfa acidi (umulone, adumulone e coumulone), beta acidi (lupulone, adlupulone e colupulone), da polifenoli (es. flobafeni, xantumolo) e numerosi oli essenziali, che vengono utilizzati per aromatizzare e conferire alla birra il suo gusto caratteristico. Sono presenti anche glicosidi flavonolici (astragakliuna; kempfenolo, quercetina, rutina) e tannini. Inoltre contiene il più potente fitoestrogeno conosciuto: l’ 8-prenilnarigenina che conferisce un noto effetto estreogenico simile.

Il suo celebre uso per aromatizzare la birra non deve offusare le sue importanti funzioni medicinali. IN realtà i suoi coni femminili sono impiegati tradizionalmente per curare ansietà, insonnia, e I vari disturbi del sonno tanto che si usa riempire le federe dei cuscini con i suoi coni maturi e essiccati, che rilasciano durante la notte i principi attivi volatili. Utile in caso di tensione, irrequietezza, irritabilità, eccitabilità, iperattività, deficit di attenzione, nervosismo. Inoltre è diuretico, stimola l’appetito, e grazie al contenuto in fitoestrogeni stimola la lattazione (un tempo si diceva che la birra data alle puerpere faccia buon latte!!) ed è di grande aiuto durante la menopausa. Grazie alle sostanze amarotoniche stimola la digestione. Infine le proprietà di stabilizzare e conservare la birra sono le stesse che conferiscono attività antibatterica, attiva principalmente sui batteri gram-positivi.

Oltre che impiegato in infusione o in tintura madre, puoi fare un oleolito mettendo I coni maturi a macerare in olio al sole oppure scaldandolo per qualche ora a bagno maria. Una volta filtrate l’olio è adatto per la pelle rilassata del decoltè, specie se stressata dopo un periodo di allattamento o dopo diete dimagranti. Inoltre viene usato come deodorante.

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