La rosa selvatica

Rosa canina

Datavenerdì 01 maggio 2020

Rosa canina

Oggi umilmente parlo della Rosa e di questo le chiedo il permesso.

Il mito racconta che Venere emerse dalla spuma del mare assieme a un ceppo spinoso dove gli Dei stillarono nettare facendo fiorire rose bianche. La nascita di Venere è raffigurata in modo sublime da Botticelli che fa sorgere dalle acque la Dea sotto una pioggia di Rose. Il simbolismo è potente e chiaro: la Rosa è il fiore che rappresenta l’Amore nel senso di accoglienza, empatia, è l’espressione della più alta e nobile della bellezza e dell’armonia, della grazia, della Vita universale, della fecondità, …insomma di quel femminile intenso non solo come prerogativa di noi donne ma del femminile che è presente anche negli uomini, come sensibilità e apertura di cuore. Ancora una volta il mito ci aiuta a comprendere l’essenza della pianta. I simboli, le tradizioni, i riti ad essa legati sono tantissimi e diffusi nella storia e nella geografia del mondo. E’ un fiore che ispira una perfezione sacra e sublime, che fu definita dalla poetessa Saffo come la regina dei fiori. La rosa ha da sempre ispirato un senso mistico, fin da quando era dedicata alla Grande Madre primordiale, per poi adornare Iside e essere impiegata nelle iniziazioni alla Dea, fino ad essere legata ad Afrodite, poi Venere….e infine la Madonna. In onore della Rosa di Maria si recita il Rosario, fatto proprio col legno di Rosa e ispirato a quelle corone di fiori che erano l’ornamento nelle feste e nei riti a dimostrare amore. Anche nell’Islam è sacra e si dice che sia sorta dal sudore di Maometto, rossa perché colorata dal suo sangue e si dice che chi sente il profumo dei suoi fiori sente l’Onnipotente. Simbolo della donna, quando ancora in bocciolo è la ragazza acerba, mentre in fiore è la donna nel pieno della sua femminilità e per questo motivo è raffigurata nei tappeti orientali come simbolo del Femminino Sacro. Nella Divina Commedia Dante descrive l’Empireo, formato dai beati illuminati dal sole di Dio, fatto a forma di rosa. E poi c’è la rosa ricoperta d’ora di Urbano II, che diffondeva un intenso profumo perché coperta di balsamo per preservarla dalla corruzione, come simbolo di Cristo. La sua struttura concentrica, quasi a ruota, ha ispirato i rosoni delle chiese romaniche. Il turbine dei petali verso il centro è visto come manifestazione dell’Uno, descritta con precisa visione dal poeta Sufi Rumi :

“Ogni rosa, pregna di intenso profumo, narra
quella rosa, i segreti del Tutto”

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La Rosa canina, è la rosa selvatica, quella che trovi nelle siepi, o a colonizzare ex coltivi e campi abbandonati, specie in posizioni assolate e collinari, come primo insediamento verso la progressiva ripresa del bosco. Il suo fiore è semplice e perfetto: 5 petali disposti attorno alla corona centrale di stami gialli. Con quel suo semplice fiore a stella pare umile, modesta, ma l’emblema della bellezza. Sembra impossibile che le opulente rose da giardino, sfarzose, sensuali, colorate, profumate, persino a volte un po' esagerate derivino da lei. E’ un arbusto alto 1-3 metri legnoso, dai rami che inizialmente si innalzano verso la luce per poi piegarsi a doccia verso il basso. Cosparsi di robuste e grosse spine uncinate e con la base ingrossata. Le foglie sono imparipennate, formate da 2-3 paia di foglioline e con alla base del picciolo due stipole lanceolate.I fiori sono portati su peduncoli in gruppi di 2 o 3, e sono formati da 5 sepali e 5 petali biancorosati; i sepali formano un ricettacolo a coppa chiusa, al cui interno della quale stanno i tanti ovari. Una volta caduti i petali, i sepali si voltano verso il basso e cingono il frutto della rosa: il cinorrodio, dapprima verde poi rosso. Si tratta in realtà un falso frutto, formato dal ricettacolo carnoso dentro al quale stanno i veri frutti, i piccoli “semi”, degli acheni duri e coperti da corti peli rigidi a cui si deve il popolare nome con cui i suoi falsi frutti sono chiamati in tante regioni d’Italia con nomi che non danno alcun adito a dubbi circa il significato: “piccaincul”, “grattacul” e “stropacul” a indicare il fastidioso effetto a livello intestinale che fanno gli acheni una volta ingeriti.

Al genere Rosa appartengono 150 specie, di cui 30 spontanee in Italia tra cui Rosa gallica (nelle brughiere e luoghi sassosi), Rosa pendulina (comune sulle Alpi e nell’Appennino settentrionale)e Rosa sempervirens originarie dell'Europa e dell'Asia. L’origine del nome generico è incerta: chi indica il greco “rhodon” (rosa), chi il sanscrito Vrod= flessibile a indicarne l’elastcità dei rami, chi dal cletico “Rhud” = rosso; il nome specifico invece viene dal greco “Kynos”= cane e “batos”= arbusto spinoso, ricordando l’antico uso di curare la rabbia con le sue radici.

L’uso della rosa selvatica come medicinale risale a tempi antichi e ne troviamo traccia nei testi Assiri, Greci, Romani e Persiani, tanto che Plinio cita ben 32 disturbi che si curano con la rosa. Sappiamo che venivano coltivate sin dai tempi delle civiltà mesopotamica, egiziana e micenea; sono stati trovati dipinti che raffigurano rose in tombe egizie che risalgono al XIV ac. I Fenici, i Greci e i Romani praticavano la coltivazione delle rose e ne diffusero l’uso anche in medio Oriente. La prima catalogazione delle rose conosciuta in Occidente si deve al greco Teofrasto (ca. 300 a.C). Nell’antica Roma erano molto diffuse nei giardini e nei campi, mentre diminuì bruscamente con la caduta dell’Impero Romano. Fu Carlo Magno a riprendere l’uso ma soprattutto i Monaci benedettini, che le coltivavano a scopo medicinale. Si dice che i soldati di ritorno dalle crociate in Medio Oriente narravano di stravaganti giardini di rose e con il progredire dei viaggi in tutte le parti del mondo si intensificarono gli studi e gli scambi di rose. Fu però solo a fine 1800 che iniziò una grandissima produzione di ibridi da cui derivano le nostre rose da giardino.

Oltre che per il pregiato olio essenziale e l’acqua di rose, i petali della rosa hanno anche proprietà toniche, contenendo tannini, flavonoidi (quercetina) e antociani. Classificati nella Medicina Tradizionale Mediterranea come freddi, secchi, virtù dell’elemento Terra, e come tali astringenti e rinfrescanti. Sono impiegati in macerazione nel miele per fare il famoso miele rosato, che viene usato per trattare le infiammazioni delle gengive dei bimbi allo spuntare dei primi dentini. Il loro infuso in acqua agisce su infiammazioni e arrossamenti del cavo orale e su piccole ferite e vene e capillari arrossati.. Si usano anche nel trattamento della leucorrea e per diminuire il catarro e il muco in generale. E infine sono tonici, corroboranti e tirano su il morale, come be sapeva Ildegarda da Bingen, che scrisse “Chi è collerico, prenda la rosa ed un po’ meno di salvia, le triti in polvere, e quando si accorge di diventare collerico, metta questa polvere sotto il naso e l’annusi, poiché la salvia consola e la rosa rallegra”. La santa, mistica, erborista, Badessa benedettina che visse nel 1000 dedicò un intero capitolo alla rosa nella sua opera "Physica", descrivendone usi e proprietà

Le gemme si raccolgono appena iniziano a gonfiarsi per fare il famoso macerato glicerico usato soprattutto in età pediatrica per le malattie infettive dell’apparato respiratorio.

I cinorrodi si raccolgono a maturità, in genere dopo le prime gelate. Costituiscono un valido multivitaminico, specie per l’alto tenore in Vitamina C(1,7%), inoltre carotenoidi tra cui rubixantina, licopinae beta carotena e Vitamina P. Inoltre contengono pectine, tannini, zuccheri, acidi organici, tracce di flavonoidi e antociani. La rosa canina ebbe un ruolo importante durante la seconda guerra mondiale in Inghilterra, per fornire Vitamina C tanto che venivano chiamati “le arance del nord”. Il miglior modio per impiegarli e beneficiare dell’alto contenuto in Vitamina C è da freschi, perché la famosa marmellata ne perde una parte a seguito della termolabilità della vitamina e così pure i frutti essiccati che per ossidazione. La Tintura madre oltre all’attività vitaminica, esplica un’azione ipoglicemizzante e diuretica. Per via esterna grazie alle vitamine, ai flavonoidi e agli antociani, ha un effetto emolliente e protettivo della pelle, vasoprotettrice e antiarrossamento.

L’acqua di rose e l’olio essenziale di Rosa si ottengono principalmente da Rosa × damascena di origine Bulgara ma ora coltivata anche in Turchia, Francia , India e Marocco e la Rosa centifolia , un ibrido creato dagli olandesi nel XVii secolo coltivato in Provenza. Le parti volatili della rosa sono talmente labili che la distillazione in corrente di vapore andrebbe a perderle, per questo motivo l’estrazione viene fatta tradizionalmente con il metodo dell’enflourage, e attualmente anche con metodi industriali che ne garantiscono le componenti aromatiche.

Con i fiori della rosa canina si fa anche il rimedio floreale di Bach “Wild Rose” definito da Bach stesso come “un passeggero passivo della vita” , adatto adatta chi si adatta a situazioni che non gradisce e a chi non fa nulla per star meglio, ma resta passivo e rassegnato.

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