Lo Striccapugni

Crepis vesicaria

Datamercoledì 25 marzo 2020

Striccapugni o Radicchiella vescicosa

(Crepis vesicaria)

E’ un erba molto comune nei campi, lungo i sentieri, nelle aie delle case di campagna e nelle zone ruderali. Viene spesso confusa con il tarassaco a cui assomiglia anche per proprietà e sapore. In Emilia è tra i radicchi più ricercati ed è chiamato Striccapugni, ad indicare la caratteristica della rosetta basale di foglie, che una volta tagliata alla base di “stricca a pugno”, cioè si curva al contrario, cioè verso la radice, chiudendosi appunto come un pugno. Il nome vesicaria invece si riferisce a quella sorta di vescica che si forma al centro della rosetta basale di foglie, costituita dalle foglie che si chiudono a coppa racchiudendo i fusti fioriferi in crescita. Le foglie alla base assomigliano davvero tanto a quelle del tarassaco, se non fosse che sono un po' più coriacee e irte di peli ispidi. Come le foglie del tarassaco, anche queste sono polimorfe, più o meno lobate e più o meno sviluppate. A differenza del tarassaco, dove il fusto è glabro e cavo all’interno come una cannuccia e termina con un solo capolino fiorale, qui lungo il fusto crescono foglie più ridotte ed il fusto termina con un corimbo composto di diversi piccoli capolini. Spesso la base delle foglie e il fusto in accrescimento presentano una colorazione purpurea. Un ‘altra caratteristica che permette di distinguerla dal tarassaco è l’accrescimento del fusto fiorifero che termina con un voluminoso insieme di boccioli racchiusi su loro stessi , a formare appunto una sorta di vescica. I fiori sono capolini (appartiene infatti alle Asteracee o Composite) di color giallo oro, a volte con venature rossastre; a maturità si formano gli acheni terminanti con un appendice piumosa, il pappo, per la dispersione anemofila, cioè ad opera dell’aria.

Il sapore amaro ricorda la sua azione sul fegato, con un effetto amarotonico, depurativo , disintossicante e digestivo. Inoltre ha una generale azione antiossidante e rimineralizzante. Forse non è un caso che sia tra le erbe più comuni nel periodo di passaggio dall’inverno alla primavera, come se la Natura stessa ci volesse aiutare fornendoci le piante giuste al momento giusto. Infatti questo è il periodo in cui il corpo necessita una spinta per eliminare le tossine accumulate durante l’inverno e rinnovarsi in nuova energia vitale. A ben guardare anche il colore dei fiori delle diverse specie erbacee volgarmente chiamate radicchi (Tarassaco, Piattello, Striccapugni, Aspraggine, Caccialepre, Cioccapiatti…), che vengono a noi in questo periodo, hanno i fiori gialli: mi piace pensare che questo giallo ricordi il giallo delle Bile gialla, l’umore ippocratico che è legato al fegato ed all’energia che ne deriva. Come se le piante avessero diversi modi di comunicare con noi: in quest’epoca noi abbiamo la conferma dei principi attivi che ci dicono con una certa precisione l’effetto fisiologico della pianta; ma per tutto il resto del lunghissimo del tempo in cui l’uomo vive su questo meraviglioso Pianeta ed impiega le piante per cibarsene e curarsi, i principi attivi non erano certo conosciuti. La conoscenza delle piante era analogica, attraverso l’osservazione dei sapori, dei colori, della loro somiglianza a organi , degli ambienti di crescita e della loro modalità di crescita.

E quindi? Come lo impieghiamo? Suggerisco assolutamente di mangiarlo secondo la tradizione bolognese (che vede impiegare strutto e pancetta) ma con una variante salutista!! Una volta raccolti i cespi , dopo averli lavati in acqua fredda, vanno tagliati finemente. Nel frattempo in una padella scaldiamo del buon olio d’oliva extravergine , con qualche spicchio di aglio, e se ve lo concedete potete anche sciogliervi qualche acciuga (i vegani possono sostituire le acciughe con qualche oliva denocciolata e semi di girasole tostati) ; una volta che l’olio è ben caldo spengiamo e aggiungiamo un poco di aceto, per poi versare il tutto sul nostro radicchio, mescolando per bene. In questo modo cuociamo velocemente le foglie al sol contatto con il condimento caldo. Il gusto dell’aglio e dell’aceto mitigheranno poi il sapore amaro per rendere l’insieme davvero appetitoso!

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